Arrivo trafelato come un ladro che va a ripulire un
appartamento, “svuotiamo le voste cantine”
mi suona nella testa! Metto il cavalletto.
Il portone è massiccio
nel suo legno che trasuda smog e milioni di macchine osservate passivamente
lungo il muro torto; sarà alto quasi
due metri e mezzo e me lo immagino spesso come l’anta di una cassaforte da
caveau svizzero. Di fronte i citofoni c’è un uomo che sbuffa nuvole scure di sigaro aromatizzato, riesco a
sentire la fragranza hi-quality che mi punge le narici. Il portone rispetto al
tipo sembra l’uscio dei sette nani,
la porticina della casa di nonno puffo. La prima immagine che mi richiamano i
neuroni al nervo ottico è Fudo La
Montagna, il gigante buono che si sacrifica per il prossimo… qualche cosa
mi dice che la partita sarà di quelle storiche tipo mezzanotte di fuoco.
Nel buio i suoi occhi profondi ruotano verso di me, “siamo qui per lo stesso motivo!?” mi
sbuffa La Montagna con un accento siciliano inconfondibile come un’arancina nella valle dei templi.
Lui è Ivan e
gioca German pesi, pesi massimi, al massimo quatto o cinque volte la settimana…
robetta da pro con la cotenna
bulletproof!